Unfinished European Union Flag puzzle

Unfinished European Union Flag puzzle

 

Perche’ siamo dove siamo

Quando guardo ad analisi e a rapporti statistici mi meraviglio sempre della nostra propensione alla precisione: percentuali vengono mostrate con tre decimali, somme di milioni di qualunque divisa contabilizzate fino ai centesimi, e cosi via. Intendiamoci, per certi scopi – la fisica nucleare o i resoconti bancari – la precisione ci vuole. Ma nella maggior parte dei casi è molto meglio avere un’idea realisticamente approssimata che non una precisissima fantasia.

Pensando all’Europa unita, per la maggior parte del tempo ci fermiamo a osservare con una certa trepidazione le notizie relative ai punti di rottura: i problemi della Grecia, l’avanzamento del referendum nel Regno Unito, le divergenze al riguardo della politica estera ai paesi dell’Unione, e tante altre importanti osservazioni che tuttavia rimangono secondarie nel contesto di quello che servirebbe davvero per far funzionare le cose.

Recentemente l’economista Joseph Stiglitz, di cui per inciso non sono proprio un fan, ha scritto una breve analisi molto interessante e pertinente. Sintetizzando, Stiglitz giudica le richieste imposte alla Grecia dai paesi e istituzioni creditori troppo distruttive, e mette enfasi sul pericolo di uno smembramento anche solo parziale dell’Unione Europea. Come ben dice, pochi economisti raccomanderebbero simili richieste a uno stato che tutto sommato ha fatto salti mortali negli ultimi anni.

All’origine di questa situazione sta un altro fatto che tanti anni fa, con più unanimità, fece convergere l’opinione di praticamente tutti gli economisti: un’unione monetaria senza unione politica è una ricetta per un disastro. E dell’unione politica sembra che nessuno ne voglia sapere. Non la vogliono quei cittadini che hanno votato “no” a tutte le mozioni loro proposte inclusa quella sulla costituzione (per quest’ultima chi può dar loro torto? La costituzione americana contiene 4.400 parole ed è un documento comprensibile; la proposta per quella europea ne conteneva 70.000 ed era illeggibile). Non la vogliono gli stessi leader politici degli stati membri perché hanno logicamente difficoltà a promuovere una struttura che li lascerebbe senza lavoro. Allargare l’unione ammettendo chiunque voglia entrare e darsi pacche sulle spalle è facile, ma farne un’entità coerente è tutt’altra cosa.

Riprendendo il contesto greco, sembrerebbe che l’UE si stia scomponendo in due fazioni e che quella “forte”, a ragione o meno poco importa, abbia deciso d’imporre la sua visione di come le cose dovrebbero funzionare. Non solo non c’è quindi l’intenzione generale di creare un vero stato europeo, ma addirittura quest’alleanza nata da necessità di pace alla fine della seconda guerra mondiale si sta riaggregando secondo linee guida che fanno capo alle culture originarie dei paesi dei due “blocchi”.

Gli inglesi tutto ciò l’hanno capito benissimo sin dall’inizio: non hanno mai partecipato all’unione monetaria e adesso mettono in dubbio la loro partecipazione a tutto il circo equestre. Mica scemi. Per far funzionare l’UE e l’Eurozona dobbiamo metterci in testa che solo un governo europeo funzionerà nel lungo termine, dando a tutti i cittadini del continente accesso ai veri benefici economici che tale unità porterebbe con sé.

A proposito, secondo voi che lingua dovremmo parlare?

Photo source: http://ec.europa.eu/enterprise/policies/european-standards/standardisation-policy/index_en.htm.