L’essere troppo precisi a volte aiuta, a volte no.

I numeri sono esseri delicati e permalosi. Amano farsi massaggiare ma sono anche capaci di ritorsioni molto sofisticate.

Soffro di mal di schiena dal lontano 2000, quando un bel mattino rimasi semi-paralizzato seduto sul letto mentre m’infilavo un calzino. Avevo appena conosciuto il “colpo della strega”, espressione poco politically correct, ma che da benissimo l’idea.
   La mia prima cura fu Vioxx, un farmaco che per me era un vero miracolo: una pillola al giorno mi eliminava ogni dolore nel giro di 5 minuti, e mi aumentava il reddito (possedevo azioni della Merck & Co). Vioxx venne poi ritirato dal mercato in seguito alla scoperta che il rischio di attacco cardiaco associato al farmaco era dello 0.4%, e non dello 0.1% come prima si pensava. Trattandosi di vite umane, forse anche la mia, sarebbe stato prudente capire se quello 0.4% fosse per caso un arrotondamento di un numero tra 0.35% e 0.44%, e se l’incidenza originale dello 0.1% fosse piuttosto un numero tra 0.05% e 0.14%. Un altro modo di chiedersi se la nuova incidenza era 4 volte (0.4%/0.1%) o 8.8 volte (0.44%/0.05%) o 2.5 volte (0.35%/0.14%) la vecchia.
   In pratica oggi per me sarebbe molto più utile sapere di quanti millimetri la mia spina dorsale possa permettersi d’inclinarsi prima che incontri ulteriori “colpi” (o “streghe”). Il dato sarà impossibile da ottenere; dovrò continuare ad accontentarmi di qualche ad-occhio-e-croce del tipo “un poco di meno a destra” o “più indietro di un tantino.”

Non sempre la precisione numerica è rilevante. Nel leggere analisi di allocazione d’attivo di un portafoglio d’investimenti, come pure le previsioni di pronosticatori e guru di mercati, si vedono spesso cifre con due, a volte tre, decimali. Roba da rendere invidioso un fisico nucleare, ma anche roba pericolosa perché a volte finiamo per agire con convinzione e prendendo rischi notevoli sulla base di queste delucidazioni “professionali e scientifiche”.
   Sappiamo che le previsioni sono quasi sempre errate; perché mai arrivare a due o tre decimali? La natura aleatoria del comportamento delle variabili in questione è risaputa; a che scopo travestire questa realtà con più cifre? Il valore di un portafoglio è sempre approssimato (il prezzo di chiusura non è necessariamente lo stesso di quello di liquidazione); perché cercare di dare l’impressione opposta?
   La nostra continua ricerca della certezza, anche in situazioni dove non possiamo ma soprattutto non vale la pena averne, c’impedisce di ponderare questioni o elementi più importanti che a lungo termine danno i veri risultati. Pensiamo che la Merck salirà del 15.6% in 12 mesi, oppure calcoliamo che il nostro portafoglio è investito per il 25.87% in azioni? In futuro, il risultato fondamentale non cambierà di molto se il titolo sale diciamo tra il 12% e il 18% (l’importante è che salga abbastanza), oppure se la nostra esposizione azionaria è tra il 23% e il 28% (l’importante è che non sia radicalmente differente). Per la cronaca, ho ancora azioni Merck in portafoglio.

It is better to be roughly right than precisely wrong,” disse Keynes, economista e investitore.

Photo source: http://psicoadvisor.com/psicosomatica-e-mal-di-schiena-1284.html