Rita Pavone e il senso degli affari.

Mi ricordo quand’ero piccolo che questa canzone di Rita Pavone m’inspirava dubbi. “Perché,” chiedevo a chiunque fosse a tiro d’orecchio “si lamenta tanto di essere lasciata sola la domenica? Non può andare anche lei alla partita?” “Perché se ci andasse” qualcuno un giorno rispose “non potrebbe cantare la canzone.” Fu’ la mia prima lezione di economia.

Guardando alla questione da un altro lato, proprio in questi giorni ho scambiato alcune idee con un caro amico a proposito di un articolo nel The New York Times (A Service to Pay Off High-Interest Credit Cards, but a Bad Time to Start). In esso si parla di Tally, una società che aiuta consumatori indebitati con le carte di credito a minimizzare il costo di tale indebitamento.
   Il punto del mio amico non era tanto perché mai la gente s’indebiti con le carte di credito e nemmeno perché le banche applichino sempre tassi usurai. Lui obiettava che è un peccato si debba trovare sempre modo di far soldi con i problemi degli altri.
   La cosa mi fece riflettere. Mi venne subito in mente il mio caso di cancro alla prostata dieci anni fa quando per una serie di circostanze abbastanza fortunate un chirurgo mi salvò la vita. Avevo bisogno del chirurgo? Non c’è dubbio! Il chirurgo ci ha fatto soldi? Non c’è dubbio! Ma alla fine sono vivo e scrivo ancora queste elucubrazioni.
   L’essenza del commercio capitalistico è di soddisfare bisogni altrui ad un prezzo che sia accettabile, ma non necessariamente sul piano morale. Certo c’è sempre un limite a quanto la nostra società è disposta ad accettare come prezzo per qualunque prodotto o servizio (vedi il caso recente della Valeant Pharmaceuticals International), ma in genere il “far soldi” non è un concetto ristretto ad un singolo specifico tasso di rendimento per tutte le attività. La funzione del mercato, operante in un contesto legale e regolamentare e in condizioni di competitività, è quella di equalizzare in qualche modo la connessione tra attività, rendimento e rischio. Per la maggior parte delle volte ci riesce abbastanza bene, ma nulla è perfetto.

Il mio amico però mi ha spinto a pensare a qualcosa di più fondamentale. Alla base sta un concetto che oggi accetto e pratico nella mia attività di consulente, ma la cui implementazione al livello di sistema economico liberalizzato è difficile. Questo concetto – il far qualcosa non “solo” per soldi – sembrerebbe di natura socialista ma in realtà è più qualcosa che sta a metà tra il capitalismo sfrenato e la provvisione di beni di un ente parastatale (una utility, per dirla in inglese). Una scelta personale (definire “solo” non potrebbe essere altro) che tutto sommato rientra nella meccanica del mercato liberalizzato a cui ho alluso più sopra: nessuno impedisce che si possa fare.

Tanti anni fa, un giorno che mi lamentavo del volume di lavoro sulle mie spalle per cose banali, un altro caro amico mi disse “If people didn’t have any problems, they wouldn’t need you!” Basta non prenderne vantaggio oltre il necessario.  

-Picture Sources- 
1. http://www.cameralook.it/web/rita-pavone-come-te-non-ce-nessuno/