I tre contenitori della salvezza
Un’idea pratica per organizzare le proprie finanze.
Nel 1979, alla fine del mio MBA, un professore ci disse “La prima cosa da fare appena uscite da qui è mettere da parte almeno 3 anni di spese per vivere: così nessuno potrà mai forzarvi a restare in un posto di lavoro che non vi piace.” Parole sacrosante che io, confesso, ho messo in pratica solo trent’anni dopo.
Nel considerare come investire i propri risparmi, indipendentemente dalla loro consistenza, ci sono due passi essenziali – da completarsi soli o con l’aiuto di una persona di fiducia:
A. Decidere quali sono gli obiettivi dei risparmi, e cioè perché servono i soldi (se non lo sapete allora o ne avete troppi o non v’interessano; in ambo i casi, date quanto più potete ad attività caritatevoli). La risposta aiuterà a definire l’orizzonte temporale degli investimenti che, a sua volta, ci darà forti indicazioni di quali investimenti dovremmo considerare.
B. Organizzarsi in modo da implementare correttamente il programma d’investimento e così migliorare le probabilità di raggiungere gli obiettivi. Uno fra i tanti metodi che trovo molto intuitivo e disciplinato è quello dei “tre contenitori”, di cui in realtà solo due sono necessari; questo schemino ne da’ la descrizione:
Andando in ordine, il primo contenitore è liquidità pura: niente rischio di mercato e poco rendimento; quello a cui alludeva il mio professore d’università. Viene “riempito” dai flussi provenienti dal proprio lavoro (stipendio e altri compensi), dai guadagni sulla liquidità investita e dai proventi di altri investimenti. Una volta raggiunto il livello desiderato, l’eccesso può essere spostato in uno dei due contenitori restanti.
Il secondo contenitore, degli investimenti, è quello di cui si parla in genere quando appunto si discute dei mercati ed è fondamentalmente il perno di tutto il programma di un investitore. Qui le strategie e tecniche di gestione hanno più rilevanza: è l’andamento di questo contenitore che determinerà il successo o meno nel raggiungere i propri obiettivi. Si “riempie” con quello che eccede dal contenitore della liquidità, con l’incremento del valore degli investimenti e con i flussi di cassa generati al suo interno.
Per ultimo, il contenitore del trading. Questo è l’unico di cui si può fare a meno, anzi: è da sconsigliare vivamente a tutti i risparmiatori eccetto quelli con particolari conoscenze o con parecchia fiducia nelle proprie capacità (consiglio comunque di leggere prima il libro di Nassim Taleb “Giocati dal caso: Il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita”). È qui che uno può dar via libera alle proprie idee e convinzioni, purché lo faccia con somme non rilevanti (non più del 5-10% del proprio patrimonio) e monitori in modo corretto le performance (per mantenersi onesto).
Quanto detto fin qui può aiutare solo se ci si attiene alla disciplina richiesta, soprattutto evitando l’errore di “mischiare” i contenitori. Fare del trading per supplementare i tassi negativi della liquidità odierna, o cambiare orientamento tra investimenti e trading per ragioni non strategiche o di lungo termine (paura dei mercati, incertezze, volatilità) rischiano di essere fatali.
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