Si scrive moneta ma si legge fiducia.

Fiducia che quel pezzo di carta su cui è scritto 10 Euro o 10 Dollari sia riconosciuto dai cittadini come strumento per dare un valore alle cose, al tuo lavoro, ai tuoi risparmi.
Senza fiducia quel pezzo di carta con su scritto 10 Euro non vale nulla, è soltanto un pezzo di carta.
Nell’ottantanove ero in vacanza in Jugoslavia, la moneta era il Dinaro. L’inflazione superava il 20% al mese. Se pagavi in Dinari ti guardavano storto. Solo gli esercizi gestiti dallo Stato Socialista accettava Dinari. Tutti gli altri chiedevano Marchi tedeschi.
Fiducia. Un Marco tedesco è sempre un Marco anche tra un anno. Un Dinaro già il mese prossimo sarà 80 centesimi di Dinaro. L’anno prossimo varrà pochi centesimi.
Sino al 2002 ho invidiato i tedeschi e la loro moneta. Stabile. Rassicurante. Quando partivo per le vacanze all’estero cambiavo le Lire in Marchi. Ovunque andassi i Marchi erano ben accetti, le Lire di meno.
Poi nel 2002 sono spariti i Marchi, le Lire, i Franchi, i Fiorini e tante altre monete e ci siamo dati l’Euro. 
L’Euro è come il Marco. Stabile. Rassicurante. Un Euro di oggi sarà un Euro anche tra un anno. Un Euro non diventerà carta straccia.
Si chiama Stabilità. E questa stabilità ha delle regole, il “Patto di Stabilità” che hanno sottoscritto le Nazioni che hanno adottato l’Euro. 
Una serie di regole comuni che devono garantire che quella nuova carta moneta abbia la fiducia dei cittadini e non diventi mai carta straccia.
Quelle regole sono semplici. Non stampare moneta, non eccedere nel debito, mantenere bassa l’inflazione. Le prime due cose producono automaticamente la terza. Semplice.
A qualcuno questa Stabilità non piace. Al contrito di me che amavo il Marco (a volte mi chiedo se ho qualche tendenza omosessuale) c’è chi ha nostalgia della Lira (e anche per questi ho qualche dubbio sulle loro tenenze omosessuali perché la Lira, nonostante sia femmina, diverse volte ce lo ha messo in quel posto).
Come si fa ad uscire dall’Euro? Qualcuno dice che non si può, non è previsto dai trattati. È complicato, quasi impossibile.
Ma a me sembra invece molto semplice. Per superare l’Euro è sufficiente stampare un’altra moneta e farla circolare, e il gioco è fatto. 
La nuova moneta si chiama MiniBot.
Qualcuno li ha paragonati ai ticket restorant o ai francobolli. Falso. I ticket restorant li paghi prima di consumarli. Li paghi con degli Euro. Anche i francobolli li paghi prima di consumarli. I MiniBot no. Sono loro la nuova carta moneta.
La Lega propone di pagare i debiti della Pubblica Amministrazione con questi MiniBot. Ma chi li riceve cosa se ne fa? Non sono convertibili in Euro, non si possono depositare in banca per pagare i debiti. Non posso pagarci gli stipendi e i contributi. Quindi sembrerebbero una presa in giro. I soldi del Monopoli. Invece se si riuscisse a farli circolare diventerebbero moneta. E per farli circolare basterebbe pagare una parte degli stipendi dei dipendenti pubblici e dei pensionati con i MiniBot. 
Per il momento il progetto MiniBot sembra essere accantonato, ma alla prossima crisi finanziaria, con lo spread che si impenna paurosamente l’idea MiniBot potrebbe riprendere quota. Il mercato finanziario non ci presta più denaro per finanziare il nostro debito? Allora MiniBot per tutti.
Credevo di vivere in Italia, anzi nella UE e invece mi ritroverò nella Jugoslavia Socialista degli anni 80.
Infatti i progetto di uscita dall’Euro e dal mercato comune ha trovato il suo cavallo di troia, il MiniBot. Viva l’inflazione, la svalutazione e l’instabilità monetaria. Viva i MiniBot.
Ma combattere e sconfiggere questa proposta di ritorno al passato è semplice, basta non dare fiducia a quel pezzo di carta con sopra scritto 10 MiniBot. Fare come gli Jugoslavi con il Dinaro, non darmi MiniBot dammi Euro. Lasciamo questo cavallo di Troia fuori dalle mura delle nostre città, eviteremo molti guai.
I MiniBot sono carta straccia, passa parola.

Roberto Toninello, 13 giugno 2019

Cover: https://www.altreinfo.org/economia-e-finanza/11936/perche-la-bce-stampa-moneta-ma-economia-non-cresce-e-inflazione-non-parte-alberto-rovis/