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 Perché non presterei soldi incondizionatamente alla Grecia.

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Ho parlato tanto della Grecia con amici e conoscenti, e alla fine mi ritrovo fra gli intransigenti per tre motivi: uno economico, uno politico, ed uno filantropico/umanitario. 

La ragione economica, quella cioè sul quale gira tutto il flusso notiziario di questi giorni, è forse la più semplice: se mi chiedessero come investitore di prestare soldi al paese risponderei “no”. Fare altrimenti equivarrebbe a buttarli in un buco nero. La Grecia non ha proprio dimostrato entusiasmo nel rispettare le scadenze, nell’implementare riforme e i cittadini non sembrano volersi curare molto delle proprie istituzioni politiche. Il governo di Tsipras ha mantenuto un atteggiamento poco conciliante nelle negoziazioni con le controparti europee e mondiali. La scusa dei “tedeschi che comandano” non è realistica pur offrendo un bersaglio facile: gli eventi si sono finora svolti in un contesto democratico sia a livello nazionale sia a livello europeo.

La ragione politica legata ad un eventuale prestito è anche relativamente semplice per me in quanto alla sua base sta la questione dell’Europa unita. Da quando seguo l’evoluzione di questo progetto – nato dalla voglia dei francesi di bloccare la Germania dal creare, a modo di vedere francese, le condizioni per un altra guerra – non ho mai riscontrato una volontà dei singoli popoli europei di aderire all’idea di unificazione continentale eccetto che in alcune sue componenti (per lo più economiche e finanziarie). Che mi ricordi, nessuno ha mai votato “si” alle proposte/referendum pan-europei degli ultimi 20-25 anni. Quindi, anche su questa base se mi chiedessero di prestare soldi ai greci risponderei “no”. (Tra parentesi, ci sono anche molti dibattiti altisonanti e poco concreti sul futuro della democrazia e della giustizia che francamente trovo fuorvianti e non utili al fine di trovare una soluzione. Vedi gli appelli di economisti con super-credenziali quali Stiglitz, Krugman e persino Piketty che sono divenuti dei politici in abiti di scienziati – una combinazione letale. Sulla democrazia in particolare, un commento specifico su Quartz ed un articolo più ampio di Ferguson sull’FT.)

L’aspetto filantropico/umanitario (“Diamogli i soldi comunque.”) della crisi è il più difficile. Le sofferenze e i travagli del popolo greco sono reali e umanamente penosi. Vedere degli esseri come noi trattati e umiliati come i nostri fratelli greci è una tortura, e non possiamo non esserne colpiti sia moralmente che a livello fisico, riportandone effetti che si traducono facilmente in sensi di colpa complessiva (“Potevamo fare di più prima? Forse abbiamo chiesto troppo? Perché l’austerità?”). Se però parliamo di filantropia, la vera domanda non è se dare i soldi alla Grecia, bensì a chi darli, trascendendo quindi dalla questione in oggetto. Le possibilità qui sono purtroppo quasi illimitate e credo non sia difficile immaginarsi un numero cospicuo di situazioni nel globo dove appare chiaro che i soldi siano più necessari. Lascio al lettore la scelta, e concludo anche in questo terzo elemento con un “no”.

Photo source: https://scottlong1980.files.wordpress.com/2011/11/greek-default.jpeg.