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Di cuochi e gestori e camerieri e promotori: rime e similarità tra il mondo della gestione e quello dell’arte culinaria.

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Alcuni di voi sanno che Eugenio lavora come sous-chef in un ristorante a Chicago; a lui ed ai sui sforzi giornalieri massacranti devo l’ispirazione di quello che vi dirò oggi. Ma prima di continuare ci tengo a sottolineare che quanto segue non intende essere un giudizio né un esempio di bene o di male. L’idea è di comparare ruoli simili seppur in differenti attività, di riflettere sulla rispettiva distribuzione dei benefici economici e di scuotere lo status quo.

In ambo le attività troviamo due gruppi di professionisti che per semplicità chiameremo back- e front-office. Il back-office di un ristorante include chi crea e cucina le pietanze (cuochi), mentre nel front-office troviamo gli addetti al “marketing” o customer care (camerieri). In una società di gestione di patrimoni il back-office comprende chi prende ed implementa le decisioni sugli investimenti (gestori), e il front-office chi si occupa della cura dei clienti e della promozione dei prodotti da usare nella gestione (promotori finanziari).

Negli Stati Uniti, salvo casi eccezionali come i ristoranti con stelle Michelin o una PIMCO ai tempi d’oro di Bill Gross, la distribuzione della remunerazione fra i due gruppi ha delle caratteristiche inattese: il front è quasi sempre molto più pagato del back. Questione di multipli, non di percentuali. Come spiegare quest’anomalia apparente? È più facile arrivare alla spiegazione per la gestione che non per la ristorazione.

Un ristorante senza una buona cucina non ha futuro, alla lunga anche in quei casi dove il decor originale include uno staff di servizio di rara bellezza e con pochi abiti addosso. È facile invece ricordarci di casi in cui, nonostante il servizio pessimo, siamo lo stesso ritornati in un posto particolare dove abbiamo degustato un pasto regale. Vista la relativa chiarezza ed uniformità con cui tutti giudichiamo il cibo, come si arriva all’ingiustizia madornale di pagare i cuochi una frazione dei camerieri? Per me resta un mistero.

Partendo dal prodotto, nella gestione abbiamo tutt’altro che chiarezza o uniformità sia per quel che riguarda la sua comprensione da parte del cliente sia nella valutazione del risultato finale. Tempistiche gestionali ed aleatorietà dei mercati si mescolano irrimediabilmente nella creazione di “tematiche”, segnali tecnici, valutazioni soggettive di dati e confusione: è molto difficile capire se veramente il gestore ha fatto il suo lavoro o no, e soprattutto perché le sue decisioni sono arrivate a quel risultato. Da qui la spiegazione al nostro dilemma remunerativo: senza un front-office capace di vendere e gestire le loro reazioni, poche società avrebbero clienti. Aggiungo: colpa anche degli stessi clienti che a volte chiedono l’inesistente – e gli viene regolarmente proposto.

Termino questa breve pennellata di due mondi con un incoraggiamento ad Eugenio (in inglese, nel caso il suo italiano perfetto si sia un po’ arrugginito): Hang in there; you’re doing a great job and we’re proud of you!

Photo source: Eugenio Plaja, Facebook.