Complotti
Che perdita di tempo; anzi, che pericolo!
Ogni volta che mi rado la mattina, c’è una zona minuscola vicino al pomo d’Adamo con non più di tre-quattro peletti ricalcitranti che si rifiutano di essere potati. Passa e ripassa col rasoio finche’ non decido di usare il trimmer sul retro dello stesso. “È un complotto,” mi dico, “della Gillette per farci cambiare lamette più frequentemente, o per farci provare nuovi tipi di rasoi, o per sgozzarci!” Ripensandoci, l’ultima ipotesi non fa molto senso commercialmente parlando; dettagli: è una cospirazione.
Non sono tipo da farsi trascinare facilmente negli intrugli delle svariate teorie complottistiche. Le ritengo un espediente quasi puerile per evitare le nostre responsabilità per atti le cui conseguenze non abbiamo forse giudicato o capito bene, o per attribuirle a fattori assolutamente inesistenti a scopo di consolazione comprensibilmente ma non giustificatamente umana (a mo’ di come fanno gli americani con loro sistema giuridico, tort law). Un brevissimo articolo del mese scorso sul Sole la mette in modo quasi perfetto.
Viviamo in un mondo dove la sensazione di affondare sotto le volontà coordinate e perfide delle multinazionali, delle banche, dei governi, dei petrolieri, dei mariti e delle mogli è palpabile. E in effetti alcuni eventi recenti e non (scandali LIBOR e fixing divise, come pure storie sui OGM, sull’omeopatia, sui perenni UFO e sull’immortale questione di chi ha ucciso il presidente Kennedy) ci fanno sentire come se gli unici ad essere seduti al tavolo di poker nel ruolo di patsy siamo noi (però un dubbio sorge: se siamo tutti noi, chi sono gli altri tre giocatori?).
Ma c’è differenza tra un crimine specifico e ben organizzato ed un complotto, tra atti illegali commessi da gente comune e cospirazioni ideate da menti e poteri verosimilmente più attribuibili a qualunque Dio si voglia che non ad esseri umani. Una differenza scalare e di pura e semplice complessità, che francamente rende l’esistenza di complotti quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi.
A me sembra che un complotto, per poter essere attuato, debba avere almeno tre elementi: essere segreto, essere frutto di qualcuno (individuo o gruppo) con potere, ed essere sotto controllo. Il primo è ovvio anche se sempre più difficile da mantenersi a lungo; il secondo è relativamente facile da ottenersi (anche se difficilissimo da usare per il bene altrui). È il controllo, o capacità di gestire gli eventi che si attribuisce implicitamente ai membri di un complotto, che secondo me non ha nessun riscontro con la realtà. Pensare che le menti umane siano talmente smart da potersi districare attraverso tutte le alternative possibili dettate dalla natura e dalle interazioni umane è non solo presuntuoso ma addirittura ridicolo. Capperi, fosse così facile anche gli economisti sarebbero ricchi. Forse un giorno ci arriveremo, ma oggi siamo ben lontani.
Quasi con un senso di sollievo quindi mi ripeto ogni giorno di smetterla di lamentarmi, di non cercare scuse, di prendermi le mie responsabilità, d’imparare dai miei errori, di vedere qualche film di James Bond, di rileggere periodicamente ‘Fooled by Randomness’ di Taleb, e di tirare avanti con brio.
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