Se i media facessero capir meglio certe cose e smettessero di far sognare ci farebbe bene alla salute.

Sono stufo di vedere o ascoltare i media rigurgitare statistiche senza aiutare a capire o ad imparare nulla. Quante volte si parla d’investimenti “giusti” in certi periodi, di quello che bisogna fare per “proteggere” i propri soldi oggi, di come certe società hanno reso bene e in quanto tempo. Tutta roba pensata con una metodologia: cercare il risultato ex post che correli con le circostanze ex ante senza lo sforzo analitico di capire se e perché i due abbiano una relazione fondamentale.

Questa poca dimestichezza con gli aspetti fondamentali di certe osservazioni può avere conseguenze quasi imbarazzanti. Un nuovo cliente una volta ci disse perentoriamente “Voglio che voi mi troviate il prossimo Apple o il prossimo Google.” “Se conoscessi il processo per farlo non sarei qui ad ascoltarti!” pensai, ma dopo qualche minuto di convenevoli del caso lo rassicurammo che avremmo fatto del nostro meglio. Cosa significa esattamente trovare un Apple o un Google? Per scegliere queste due società come nostro obiettivo abbiamo bisogno della storia e questo fatto ci spinge a fare una prima considerazione: la definizione di “un Apple” e di “un Google” si può fare con certezza solo ex post e ad un certo momento temporale, cioè dopo che sappiamo com’è andata. La seconda considerazione, più insidiosa, è questa: mettiamo di aver “scoperto” sia Apple che Google e di averli comperati in tempo, chi ci dice che l’avremmo tenuti in portafoglio fino all’ultimo? Durante i tanti sotto-periodi chissà quante volte avremmo venduto per paura di “perdere” i guadagni già realizzati o “minimizzare” le perdite appena incorse.

Ma c’è un altro aspetto che sfugge ai resoconti tipicamente propinati dai media: la differenza tra rischio ex ante e rischio ex post. Gli imprenditori di successo più saggi la conoscono molto bene, e sono i primi ad ammettere la loro fortuna nell’essere arrivati in cima. Per “alleggerire” il tema ed evitare una disquisizione al livello filosofico, vi propongo la seguente serie di fotografie dove i protagonisti (almeno quelli umani) hanno ambizioni più modeste che non cercare i prossimi Apple o Google.

Figura 1

woman and rino

Figura 2

man with copulating rinos

Figura 3

couple with two rinos

Qual e’ il primo pensiero che vi viene in mente guardando queste foto?

  1. “Simpatica quella gioviale signora che accarezza il rinoceronte con l’aria pacifica?”
  2. “Ma guarda quello scemo con la macchina fotografica che si sta perdendo?”
  3. “Che carini gli sposini con la coppia di rinoceronti?”

A me e’ venuto solo “Quei rinoceronti sono tutti Photoshoppati, vero?” Il Pension Research Institute, sito di provenienza della Figura 1, ci da la morale della storia: “Just because you got away with it doesn’t mean you didn’t take any risk!1 Morale che purtroppo spesso si rivela in tutta la sua brutalità: la povera ragazza nella Figura 3 fu incornata e messa in fin di vita qualche secondo dopo lo scatto.

Le storie di successo sono sempre piacevoli e ci rendono forti nelle nostre speranze, ma è capire qual è il rischio ex ante che ci alza notevolmente la probabilità di vivere a lungo.

-Note-
1. 
“Solo perché ti è andata bene non significa che non abbia preso dei rischi!”

-Fonti fotografiche-
Copertina: http://fineartamerica.com/featured/rear-view-mirror-leland-howard.html; Rear View Mirror, quadro di Leland Howard
Figura 1: Pension Research Institute
Figura 2: The Guardian; http://www.theguardian.com/artanddesign/2016/mar/04/greg-armfield-mating-rhinos-nairobi-national-park-photograph?CMP=fb_gu
Figura 3: Il Corriere della Sera, 16 gennaio 2013