di Roberto Toninello

Due numeri, 2.572.948 e 4.931.685.
Se avete la mente matematica avrete senz’altro colto che il secondo numero è quasi il doppio del primo.
Il primo numero è quello dei bambini italiani tra zero e quattro anni, il secondo degli adulti con età tra i 45 e 49 anni.
Vi starete domandando:
Bene, bravo, ma adesso che ce l’hai detto, a noi che ce ne frega?
Per capire cosa ci interessi occorre fare un esercizio matematico. Aggiungete venti anni e troverete quanti bambini saranno diventati grandi e in età da lavoro (tra i 20 e 24 anni) e quanti adulti saranno diventati anziani e andati in pensione (tra i 65 e i 70 anni).
Fatto?
Ora, se avete una mente matematica avete già capito il problema. Andranno in pensione quasi cinque milioni di persone e a sostituirli saranno solo la metà di nuovi cittadini, due milioni e seicentomila.
Gli ottimisti diranno, bene abbiamo risolto il problema della disoccupazione giovanile!
Chi si occupa di macroeconomia invece sarà caduto a terra svenuto, occorrerà rianimarlo.
Primo problema. Una enorme massa di anziani appoggiati sulle spalle di pochi giovani. Chi pagherà le loro pensioni?
Secondo problema. Da Adam Smith in avanti la ricchezza delle Nazioni (1776) consiste nella capacità di produrre lavoro. Meno lavoro, meno ricchezza. Un paese che dimezza la propria forza lavoro dovrà dimezzare anche tutti i servizi. Sanità compresa.
Forse i giovani non avranno problemi occupazionali, ma i vecchi non avranno la pensione, la sanità sarà ridotta, e saranno ridotte tutte le attività collegate al sistema fiscale alimentato dalla creazione di reddito.
Il sistema paese non sarà più come oggi lo vediamo. Tutto sarà più difficile.
Chi si occupa delle dinamiche della popolazione conosce il diagramma ideale di equilibrio demografico di una nazione. È una piramide con alla base i nuovi nati e al vertice gli anziani.
Il diagramma italiano non è una piramide ma assomiglia ad una prospera signora con larghi fianchi, grandi tette, con la testa grande come un contatore del gas, gambe magre, corte e con piedi piccoli. Pochi giovani, molti nell’età intermedia e anche molti anziani.
Infatti anche nella fascia d’età tra i 75 e i 79 anni gli “anziani” superano i bambini, sono oltre i due milioni e settecentomila.
Solo al vertice della piramide il numero dei “vecchi” è inferiore a quello dei bambini. Nella fascia 80-84 sono “solo” poco più di due milioni.
Se siete riusciti ad arrivare sino a questa riga e siete riusciti a visualizzare nella vostra mente l’immagine di una grassa signora dai fianchi larghi, con una grossa testa e i piedi piccoli, avrete capito che così l’Italia non sta in piedi.
Che fare?
Ci servono gli immigrati. Almeno centomila all’anno per equilibrare le differenze nelle fasce di età tra adulti e giovani. Almeno duecentomila all’anno se si vuole mantenere stabile il numero di abitanti nel nostro paese.
Ma come, stiamo facendo di tutto per non farli arrivare e adesso invece dovremmo farli venire?
Incoerenze di oggi.
Non vuoi gli immigrati, ma se non arrivano più sei un paese senza futuro.
Allora il che fare deve partire dal rifiuto degli immigrati per costruire nuovi percorsi di integrazione.
Occorre dare consapevolezza della prospettiva demografica e attuare due politiche parallele e complementari.
Prima di tutto la famiglia. Copiare dai francesi che sono in equilibrio demografico attraverso politiche di sostegno delle nascite, di sostegno alle famiglie con figli, di politiche sociali verso i più piccoli.
Poi politiche di integrazione. Blocco totale ed intransigente agli arrivi indiscriminati. E contemporaneamente accoglienza piena e costruttiva di cento-duecento mila nuovi cittadini a cui dare un’istruzione, fare un esame all’americana sulla loro padronanza della lingua e assimilazione della nostra cultura e farli diventare velocemente cittadini italiani.
Prendere lo Ius Soli e scaraventarlo nel cesso, tirare l’acqua, poi prendere la cittadinanza culturale e farne la nuova frontiera dell’integrazione.
Non ci sono alternative. A meno che non vogliamo suicidarci.
Poi, dato che non credo nella stabilità della società multietnica, puntiamo sulla veloce crescita delle nascite e contemporaneamente chiudiamo via via i rubinetti dei nuovi arrivi.
Per la salvezza delle pensioni non serve aumentare le risorse destinate a questa voce di spesa dello Stato. Serve invece aumentare la spesa sociale verso i più piccoli e verso le famiglie. Per la salvezza dell’Italia non servono meno tasse per tutti, servono meno tasse sulle famiglie con figli e servono più servizi per i piccoli.
Esattamente l’opposto del programma politico di questo governo.

Nota. I dati esposti sono del 2016. Comprendono anche i cittadini stranieri regolarmente residenti. I bambini stranieri sono un quinto di quei 2.572.000. Le nascite, compresi i bambini di genitori stranieri, sono in calo e la forbice tra nati e morti si sta allargando.
Il saldo totale della popolazione resta pressoché immutato per effetto dell’immigrazione.
Gli stranieri regolari sono oltre cinque milioni e rappresentano l’otto per cento del totale della popolazione residente in Italia.

Roberto Toninello, 25 settembre 2018

-Photo Sources-
Cover: Rene’ Magritte, “Le Faux Miroir”, 1928, http://warburg.chaa-unicamp.com.br/obras/view/1455