PIL e Democrazia
di Roberto Toninello
Nell’80 in
Polonia iniziarono le lotte operaie nei cantieri navali di Danzica. Nacque
Solidarnosc con a capo Walesa.
Nel dicembre dell’81 il Generale Jaruzelski fece un colpo di stato.
Certo, vigeva un regime comunista, non poteva esistere uno spazio di libertà
come rivendicato da Solidarnosc. Ma l’economia polacca in quell’anno aveva
anche visto il suo PIL precipitare giù del 15%.
Una situazione simile si era verificata in Cile nel 1973 con il colpo di stato
del Generale Pinochet. Anche in quel paese il PIL era precipitato. Era passato
dal +5% del periodo antecedente l’elezione di Allende, al meno 5% nell’anno in
cui i generali fecero il colpo di stato. Poi nel 73 in Cile l’inflazione era
del 460%. Il paese aveva perso il controllo della sua economia. E arrivarono i
Generali.
Alla fine degli anni 80 nell’allora Iugoslavia l’inflazione viaggiava al ritmo
del 22% al mese, quasi il 300% l’anno. In pochi anni quel paese si è disgregato
in una sanguinosa guerra civile. Le due cose non sono strettamente correlate ma
la crisi economica ha di certo acceso le micce alle polveri dei nazionalismi
balcanici.
Oggi abbiamo il caso del Venezuela. Anche in questo paese l’anno scorso il PIL
è precipitato giù del 15%. L’inflazione è al 46.000%, cioè la moneta è
diventata carta straccia.
Non so se il nuovo autoproclamato Presidente sia più legittimo di Maduro, certo
è che il paese è al collasso e serve un cambiamento che riporti l’equilibrio
economico.
Senza equilibrio economico la democrazia è in pericolo. Una lezione che avremmo
dovuto imparare dall’avvento in Germania del Cancelliere Hitler in una
repubblica di Weimar dove nel 32 l’inflazione aveva portato il prezzo di un
pezzo di pane ad un milione di marchi.
I tedeschi lo sanno, loro lo hanno imparato, forse è per questo che sono
ossessionati dalla stabilità della moneta e dal controllo rigoroso dei conti
pubblici.
Ora veniamo a noi. Recentemente abbiamo visto scendere in tre anni il nostro
PIL del 10%. Poi una lenta e faticosa ripresa, mancano ancora 4-5 punti di PIL
per tornare alla ricchezza del periodo antecedente la crisi del 2008. Da qui le
tensioni sociali sulla povertà, sui migranti e sull’incapacità dei politici.
La nostra democrazia è in pericolo? Decisamente NO. Primo perché la nostra
democrazia ha avuto la forza di sostenere un Governo Monti che ha cercato di
rimettere in carreggiata i conti pubblici anche con leggi impopolari, secondo
perché abbiamo come moneta l’EURO e siamo in Europa. Siamo in un’area di
stabilità. Le tanto disprezzate regole che noi europei ci siamo dati hanno il
titolo Patto di Stabilità e Crescita.
Però stiamo viaggiando ostinatamente nella direzione opposta.
Le nuove forze di governo per le quali abbiamo votato cercano nei fatti di
portarci fuori dalla zona Euro. Usano la recessione per riaffermare che bisogna
riprendersi la sovranità della moneta. Dicono che la banca centrale deve
stampare moneta per sostenere la spesa pubblica. Questo mi ricorda molto la
Repubblica di Weimar o il Cile di Allende o il Venezuela di Maduro. Stampare
moneta per finanziare il debito prima o poi trasforma la moneta in carta
straccia.
Dicono che vogliono cancellare la legge che ha dato stabilità ai conti pubblici
sulle pensioni. Che i bisogni del popolo vengono prima delle regolette dei
burocrati di Bruxelles.
Abbiamo sostituito la parola stabilità con la parola popolo come se le due
parole fossero in conflitto, mentre invece benessere del popolo e stabilità
della moneta sono la stessa cosa. Oggi il Venezuela fa scuola. Un paese ricco
ridotto in povertà dalla demagogia del populismo.
Il processo di semplificazione della complessità dell’economia rischia di
portarci fuori strada. Chi si occupa della complessità viene bollato come
radical chic, oppure in modo dispregiativo come Élite e i politici che
cercavano di governare la complessità sono stati trasformati nella Casta da
abbattere. Viva l’incompetenza.
Dobbiamo riappropriarci del linguaggio della complessità e delle competenze
altrimenti saranno dolori e a salvarci potrebbe non essere un Monti Bis ma un
Generale con Cinque Stellette.
Roberto Toninello, 2 febbraio 2019F
Foto: https://www.fondazioneluigieinaudi.it/pil-italia-crescita-e-declino-dal-1960-al-2017/