Giochetti con l’indice
Come un ETF che costa 0.45% in meno finisce per costare 0.27% in più.
Ho degli amici fantastici che mi aiutano costantemente a capire meglio il mondo professionale in cui lavoro, come dei veri e propri colleghi. Uno di loro mi ha inviato questo articolo di Milano Finanza che ho trovato interessante.
L’articolo inizia col sottolineare come la proliferazione di nuovi indici stia riducendo i costi degli ETF in genere, fatto chiaramente lodevole in quanto aumenta ulteriormente i vantaggi per gli investitori. L’occasione è la nascita della nuova linea di ETF lanciata da Amundi con costi molto vicini allo 0 (per esempio, 0.05% per l’Amundi Prime Global, azionario globale che investe su imprese di grande e media capitalizzazione; l’alternativa, dice sempre l’articolo, costerebbe 0.50%, quindi 0.45% in più).
Una peculiarità dell’indice Solactive (casa tedesca basata a Francoforte; il nome già dovrebbe innervosirvi) sul quale il nuovo ETF dell’Amundi si basa è “l’approccio etico” implicito nella sua costruzione che “esclude … le azioni di società coinvolte nella produzione e vendita di armi controverse.” (Domanda da ignorante: eticamente, quali sono le armi non-controverse?)
Passando ai rendimenti, l’articolo ci dice che una comparazione diretta tra l’indice azionario globale Solactive e il suo più noto confratello MSCI World risulta in una differenza di rendimento annuale dello 0.60% a favore di quest’ultimo (dati da maggio 2006). Per l’autore questo differenziale è sufficientemente piccolo da concludere che l’indice Solactive ha quindi “leggermente sottoperformato”. Per giudicare quanto “leggermente”, tenete presente che aggiungere 0.60% l’anno su un deposito di Eur 100,000 che oggi rende 0% significa avere Eur 600 in più dopo un anno, Eur 6,165 dopo dieci anni, e Eur 12,709 dopo venti anni.
Continuando a spulciare, vediamo cosa ci avrebbe reso il nuovo ETF azionario globale di Amundi. Usando l’indice MSCI World (“MSCIW”) come punto di partenza e i dati sui costi e sulle performance appena esaminati, il nuovo ETF avrebbe reso negli ultimi 13 anni:
[a] MSCIW – Sottoperformance – Costo = MSCIW – 0.60% – 0.05% = MSCIW – 0.65%
Un ETF sull’indice MSCIW che l’articolo ci dice costa 0.50% avrebbe reso:
[b] MSCIW – Sottoperformance – Costo = MSCIW – 0.00% – 0.50% = MSCIW – 0.50%
Da cui si deduce che la soluzione passiva che costa di più ha anche reso di più ([b] – [a] = +0.15%). Ma la differenza non è solo dello 0.15%. Proprio l’Amundi ha nel suo repertorio un ETF sull’MSCIW che costa 0.38%, e l’equivalente di Lyxor costa 0.45%. (Ma da dove l’avranno preso quel 0.50% di cui si parla nell’articolo?) Il vantaggio dell’ETF tradizionale sale quindi a +0.27% (= 0.15% + [0.50% – 0.38%]). Considerando il deposito da Eur 100,000 di prima, questo vantaggio si traduce in Eur 270 in più dopo un anno, Eur 2,733 dopo dieci anni, e Eur 5,541 dopo venti anni.
Peccato che un articolo intenzionato ad istruire ci lasci poi con i soliti dilemmi: un innato tendenzialismo della stampa finanziaria italiana a favorire, quasi pubblicitariamente, il soggetto dell’articolo (in questo caso Amundi). O forse i giornalisti hanno terrore delle leggi stringenti sulla diffamazione?
Devo cominciare ad essere più cauto.
Roberto Plaja, 23 aprile 2019
-Cover-
https://www.investopedia.com/insights/introduction-to-stock-market-indices/
Direi la prima ipotesi, un articolo = 1 inserzione pubblicitaria
Né uno né l’altra, è probabilmente un articolo scritto male e di fretta che si limita a copiare le informazioni presenti sulla brochure.
In entrambi gli indici ci sono aziende straniere sui cui dividendi si pagano delle tasse. l’articolista prende a confronto la versione total return in cui l’indice riceve il 100% dei dividendi.
Confrontando le versioni net total return dei due si scopre che la differenza è di 7bps (0.07%) a favore dell’indice solactive (prevedibile, visto che è frutto di backtesting).
Lo 0.50% è invece un indice ishares (non il core a 20bps).