La liquidità, seppur a rendimento zero, è una risorsa fondamentale

Dovete affrontare una grande spesa (acquisto della casa o di un’auto) oppure avete dei risparmi e volete investirne una parte. Vi sarete chiesti: quanti soldi lascio sul conto corrente? Ognuno adotta delle regole che si è costruito in anni di esperienza. Oggi vi racconto le mie.

Di questi tempi tenere dei soldi sul conto corrente non rende praticamente nulla. Si potrebbe avere la tendenza a lasciare il conto corrente costantemente a secco ed investire tutti i propri risparmi. Pessima idea.

La liquidità serve a far fronte agli imprevisti: dalla rottura della televisione o della lavatrice fino alla perdita del lavoro. Basarsi sul passato (“non mi è mai capitato nulla…”) non è una buona idea in questi casi, come non lo fu scommettere sull’impossibilità dell’esistenza dei cigni neri. Gli imprevisti, per definizione, capitano raramente e una persona potrebbe non avere alcuna esperienza a riguardo. Bisogna quindi avere delle regole e seguirle anche quando le cose vanno bene. Come dice un detto inglese: fix the roof when the sun is shining.

Prima regola. La liquidità va tenuta in strumenti facilmente liquidabili (conti correnti, conti deposito svincolabili, anche magari obbligazioni governative con 1-2 anni alla scadenza), in modo da poterne disporre immediatamente in caso di necessità.

Seconda regola. Non basta che gli strumenti siano facilmente liquidabili (anche i fondi di investimento lo sono), devono essere anche a rischio molto limitato. In questo modo si avrà a disposizione il 100% di quanto depositato e non solamente di una parte per via di una correzione dei mercati.

Terza regola. Questa è la parte fondamentale. Quanta liquidità serve? Non esiste una cifra unica per tutte le persone, va definita da caso a caso. Bisogna però ricordare quali sono le funzioni della liquidità: fare fronte alle spese straordinarie quando si ha un reddito e a quelle ordinarie quando si perde temporaneamente il lavoro. Chi è ragionevolmente sicuro di non perdere mai il proprio reddito può concentrarsi solo sulla prima parte, mentre chi non ha questa fortuna deve considerare anche la seconda, che è la più corposa. Innanzitutto, bisogna calcolare a quanto ammontano le spese ordinarie mensili (alimentari, assicurazioni, mutuo, bollette, ecc.) e valutare per quanti mesi si potrebbe rimanere senza reddito. Qui arriva il difficile. Un professore di economia suggeriva di tenere da parte 2-3 anni di spese ordinarie con lo scopo di avere la libertà di abbandonare un posto di lavoro in qualsiasi momento. C’è chi invece si limita a pochi mesi, come questo ex sviluppatore di Amazon che ha deciso di lasciare il suo ben remunerato posto di lavoro ($500,000 all’anno) per mettersi in proprio, promettendosi di ritornare sui suoi passi se la liquidità scenderà sotto i 6 mesi di spese ordinarie. Ognuno può decidere dove collocarsi tra questi due limiti.

Non dimentichiamoci il ruolo fondamentale che ha la liquidità nella vita di una persona. Il suo costo (costo opportunità) è un’assicurazione che paghiamo per tutelarci dal rischio di rimanere senza soldi a causa di un imprevisto.

Riccardo Stucchi, 27 aprile 2019

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