Fondi pensione? No, grazie
Nonostante i vantaggi fiscali i fondi pensione aperti non sono sempre convenienti. Altroconsumo ci è cascata di nuovo.
Non ho un capitale, ma ogni mese metto via 200 euro. Come posso investire? Altroconsumo Finanza ha provato a rispondere a questa domanda sulla sua rivista settimanale n°1320. Come già successo un’altra volta, non sono d’accordo con la loro risposta.
Le alternative considerate erano sostanzialmente tre:
- Un fondo pensione aperto, che ha il vantaggio di dedurre i versamenti a fronte di un costo di gestione maggiore (1.4%)
- Un piano di accumulo fai da te con ETF, che ha il vantaggio di avere bassi costi (0.2%), ma non permette di dedurre i versamenti
- Un piano di accumulo con un fondo comune, che non ha nessun vantaggio perché ha costi elevati (1.5%) e non permette di dedurre i versamenti
Escludendo la terza opzione per ovvie ragioni, vediamo quale tra le prime due sia la più conveniente. Altroconsumo, come spesso fa, conclude che la scelta migliore sia quella di investire in un fondo pensione. Ciò non è vero, o almeno non in tutte le condizioni.
La Figura 1 mostra il capitale finale dopo 10 anni(1) di versamenti in un fondo pensione (barre rosse) o in un ETF (barra blu), per un rendimento annuo lordo del 4.5%. Per il fondo pensione il capitale finale dipende dal reddito, poiché i vantaggi fiscali aumentano all’aumentare del reddito. Il fondo pensione è vantaggioso (nel senso che alla fine dei 10 anni si avrà a disposizione un capitale maggiore) solamente se si ha un reddito lordo superiore a 28000 euro. Bisogna tuttavia considerare che per un fondo pensione il capitale è vincolato ed al momento della pensione non viene restituito in blocco, ma con versamenti mensili (e se non si sceglie la rendita reversibile, in caso di decesso tutto è perduto).
Figura 1 – 10 anni di permanenza nel fondo
Se si è più giovani e si hanno di fronte molti più anni per andare in pensione (in Figura 2 si mostra il confronto per un periodo di 35 anni) il fondo pensione non conviene, per qualsiasi fascia di reddito. Questo anche per redditi lordi superiori a 75000 euro per i quali il vantaggio fiscale è notevole: per ogni 100 euro versati nel fondo pensione, 43 vengono restituiti come risparmio fiscale.
Figura 2 – 35 anni di permanenza nel fondo
Come vedete, un fondo pensione aperto conviene solamente se mancano pochi anni alla pensione e si ha un reddito elevato.
Il risparmio fiscale è uno specchietto per le allodole. Vedersi restituiti 20, 30 o addirittura 40 euro ogni 100 versati in un fondo pensione è allettante. Peccato che il risparmio fiscale non finisca nelle tasche dei clienti, ma in quelle dei gestori sotto forma di elevate commissioni di gestione, annullando il vantaggio fiscale (noi lo avevamo già detto qui). Altroconsumo dovrebbe saperlo e mettere in guardia i propri lettori di questo fatto.
Per fortuna la faccenda è molto semplice. Se si riescono a coniugare bassi costi e risparmio fiscale (come per i fondi di categoria), allora i fondi pensione sono convenienti. Altrimenti, statene alla larga, molto meglio un ETF.
Riccardo Stucchi, 11 giugno 2019
-Note-
(1) Per il fondo pensione questo include sia il capitale investito che i risparmi fiscali
-Cover-
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Post pieno di inesattezze, una su tutte il capitale alla fine può essere restituito e per quanto riguarda le commissioni ci sono fondi pensione con commissioni minime.
Il capitale alla fine può essere riscattato solo se l’importo della pensione complementare è esiguo (la conversione in rendita del 70% del montante accumulato risulta inferiore alla metà dell’importo annuo dell’assegno sociale, al 2019 sarebbero 3000 euro) oppure se il richiedente ha aderito alla previdenza complementare prima del 29 aprile 1993.
Grazie per il post! Ho 22 anni e sto cercando di capire come organizzarmi per mettere da parte dei risparmi (do per scontato che, quando/se mai avrò finito di lavorare, in Italia non ci saranno soldi per pagarmi la pensione). Per caso avete già qualche post con dei consigli per mettere da parte/investire?
Grazie, siamo felici che il blog sia utile. Sul tema pensioni abbiamo già scritto parecchi post. Qui sotto i più significativi:
http://www.theboxisthereforareason.com/2016/12/18/quanto-risparmiare-per-la-pensione/
http://www.theboxisthereforareason.com/2017/08/16/investimenti-sicuri-per-la-pensione/
http://www.theboxisthereforareason.com/2019/02/01/poca-crescita-poca-pensione/
https://www.theboxisthereforareason.com/2019/07/26/2873/
Il titolo così mi pare un po’ forte, come se ogni accumulo pensione non funzionasse, o forse non ho capito io come si fanno i conti e valutano le commissioni.
Ho dato un occhio al fondo di categoria cui ho deciso da poco di aderire (Fon.Te, contratto commercio), e visto che nel comparto bilanciato le commissioni annue sono 0,1146% del patrimonio su base annua. Sembra quindi interessante (ammesso stiano bene i vincoli sul capitale) anche senza considerare la detraibilità, nonché il fatto che molte aziende aggiungano una contribuzione al medesimo.
Cosa mi sfugge?
Nel testo è specificato chiaramente che se si coniugano costi bassi e vantaggi fiscali (fondi pensione di categoria) il discorso cambia completamente. Bisogna capire nel dettaglio cosa includono le commissioni annue del fondo, perché a prima vista sembrano molto (troppo) basse per includere tutti i costi.
Riporto qui il documento ufficiale, nel caso si voglia approfondire. Io lo lessi bene prima di affidarmici, ma non sono del settore ed è facile che mi sia sfuggito qualcosa.
https://www.fondofonte.it/wp-content/uploads/2017/07/Scheda-Costi_01_07_2017.pdf
Al proposito, se posso: sarebbe interessante un post di approfondimento su cosa sia l’ISC di un investimento, e in particolare come sia da combinare con il rendimento aspettato… :O
L’articolo è stracolmo di errori concettuali. Primo: perché si ipotizza rendimento zero del fondo pensione e 4,5% dell’ETF? Un buon fondo pensione, a parità di rischio, sapendo di poter gestire nel lungo periodo, riesce a dare ottimi rendimenti, un ETF dipende unicamente dal mercato. Secondo: se ho un risparmio fiscale di almeno il 23% è palese che questo non può essere mangiato da una commissione dell’1,4%. Terzo: su cifre così basse vanno considerate le commissioni di negoziazione che qualsiasi banca, anche online, fa pagare, cioè almeno 3-4 euro (su 200 di ETF diventa una commissione del 1,5-2%) mentre sul fondo pensione solitamente non sono previste. Quinto: tassazione sia nel durante che finale totalmente non considerata e sempre favorevole al fondo pensione.
Primo: il rendimento è ipotizzato pari al 4.5% sia per il fondo pensione che per l’ETF. Sulle capacità dei gestori di battere costantemente il mercato nutro dei dubbi, come mostrato in un articolo precedente. Secondo: le commissioni dell’1.4% non sono quelle applicate ad ogni versamento, ma le commissioni di gestione sul capitale investito. Terzo: le commissioni applicate ai versamenti sono state considerate. Anche i fondi pensione possono applicare tali commissioni. Quarto: non pervenuto. Quinto: la tassazione è stata considerata.
Salve,
ma per investire in ETF e’ meglio (si puo?) farlo da soli o affidarsi ad una azienda che lo fa tramite “robo advisor”?
Ne ho trovate alcune in italia e europa, ma mi sembra che le commissioni siano per tutte molto superiori allo 0.2% 🙁
Per investire negli ETF si puo’ farlo certamente anche da soli; basta sapere cosa si vuole fare e per quali ragioni. Gli ETF sono semplicemente dei veicoli poco costosi per accedere ai mercati.
I ‘robo-avisor’ altro non sono che dei sistemi che generano un’allocazione dell’attivo corrispondente alle informazioni sul rischio e l’orizzonte temporale date dall’investitore. La loro attivita’ e’ considerata ‘gestione’ e per questa ragione possono far pagare commissioni di gestione che rientrano tra lo 0.50% e lo 0.85% l’anno.
Cercando meglio e ho gia’ trovato aziende online che lasciano investire per commissioni effettivamente intorno al 0.2%… Grazie della risposta!
Veramente un articolo da denuncia.
Classico stile che va di moda, quello di insinuare dei dubbi che alla fine lo stesso autore ritratta.
Si vergogni.
Puo’ essere piu’ esplicito, o anche lei ama lo ‘stile che va di moda’ di lanciare critiche senza un idea precisa?
É ormai appurato che la gestione attiva dei mutual fund dia risultati tipicamente peggiori dei market average (e quindi degli ETF). I fondi di categoria sembrano invece allettanti – io peró vivo e lavoro all’estero e quindi non potrei in ogni caso usufruire dei fondi pensione dei quali si parla.
Nella mia ricerca della combinazione ottimale di ETF sui quali investire, peró, continuo a non capire come uscire dal problema grossissimo della sovrarappresentazione degli USA in tutti gli ETF All World (e simili) a disposizione. Come si risolve il problema che, ad esempio, in un Vanguard FTSE All-World UCITS ci sia quasi il 60% di nordamerica? O non ce ne dovremmo preoccupare?
Il concetto del veicolo d’investimento indicizzato e’ appunto la replica dell’indice nella sua totalita’. Se lei vuole evitare una o piu’ regioni, ci sono ETF che coprono le regioni componenti del ‘world’: Nord America, Europe, Asia Pacific e Mercati Emergenti.
Questo é chiaro. La mia critica era relativa al fatto che non é poi cosí semplice avere uno strumento che permetta di investire in maniera ottimale tramite ETF senza supporto di consulenti/esperti. Per creare un portfolio ben diversificato e senza bias geografici non bisogna solo capire bene cosa tracciano i vari indici, ma anche fare i conti con le allocazioni geografiche, in maniera potenzialmente molto complessa.
Assolutamente vero; in inglese, ‘a little knowledge is a dangerous thing’. Come per la salute, prendere medicine senza sapere bene quale sia il male puo’ dare piu’ problemi. Purtroppo non c’e’ una soluzione semplice, a parte informarsi bene su come gestire anche semplicemente un patrimonio oppure come dice lei affidarsi ad un consulente. La chiave sta nel trovare la persona giusta, che non abbia conflitti d’interesse e che sia competente. Cose, messe insieme, piuttosto rare.
Articolo pieno di errori e soprattutto capzioso. Di nessun valore divulgativo.
Puo’ essere piu’ esplicito? In questo modo lei puo’ essere d’aiuto a tutti noi.
Non mi è chiaro perché abbia ipotizzato un costo di gestione dei FPA di 2% annuo.
Sarebbe stato diverso il modello con un fondo con costi annui di 0.8%?
La simulazione assume un costo pari a 1.4% per il FPA. Molto probabilmente con un costo dello 0.8% il FPA risulterebbe vantaggioso rispetto al piano di accumulo fai da te con ETF.