Fondi pensione: la ricetta giusta
Scegliere il giusto mix di fondi pensione chiusi e aperti per ottimizzare il rendimento
Un lavoratore dipendente ha la possibilità di versare i contributi della previdenza complementare nel fondo chiuso di categoria oppure sceglierne uno qualsiasi tra quelli aperti disponibili sul mercato. Qual è la scelta migliore?
I fondi pensione chiusi hanno due vantaggi estremamente importanti. Innanzitutto i costi bassi, nell’ordine dello 0.2%, una cifra che non ha eguali tra i fondi aperti, che costano invece molto di più, almeno intorno all’1%. In secondo luogo, se si aderisce al fondo di categoria versando oltre al TFR anche il contributo minimo (solitamente attorno all’1% della retribuzione, ma dipende dal contratto di lavoro), il datore di lavoro contribuirà al fondo pensione del dipendente con un versamento (solitamente pari al contributo minimo).
Il rovescio della medaglia è che spesso i fondi pensione chiusi non sono pensati per i giovani che possono contare su diversi anni di versamenti prima di andare in pensione e che quindi potrebbero investire su prodotti prevalentemente azionari. I fondi pensione chiusi propongono invece quasi sempre i comparti Monetario, Obbligazionario o Bilanciato (anche per via delle preferenze degli italiani, solitamente ostili ai mercati azionari). Scegliere un comparto troppo “sicuro” può però portare, sul lungo termine, ad un mancato rendimento che può essere enorme come avevamo mostrato qui.
Occorre dunque fare la scelta giusta, bilanciando i vantaggi dei fondi chiusi (costi bassi e contributo del datore di lavoro) con quelli dei fondi aperti (possibilità di investire in prodotti azionari per i più giovani). Vediamo un esempio.
Supponiamo di avere una retribuzione lorda annua di 25000 euro e di voler destinare alla previdenza complementare 150 euro al mese (1800 euro all’anno) per 30 anni. Possiamo farlo in due modi:
- Versare tutto sul fondo di categoria obbligazionario (costo 0.2% annuo, rendimento atteso circa 2% annuo al netto dell’inflazione). In questo modo il datore di lavoro contribuirà versando l’1% della retribuzione lorda nel fondo (250 euro all’anno). Così facendo il contributo al fondo pensione sarà di 2050 euro all’anno (1800 euro messi da noi e 250 euro dal datore di lavoro)
- Versare 1800 euro all’anno su un fondo pensione aperto azionario (costo 1% annuo, rendimento atteso circa 4% annuo al netto dell’inflazione (1) ) senza poter sfruttare il contributo del datore di lavoro.
Qual è la scelta più conveniente? Facendo due conti, nel primo caso il capitale finale sarà 82000 euro, mentre nel secondo 89000 euro. Quindi il contributo del datore di lavoro non è in grado di compensare il maggior rendimento atteso dall’investimento azionario.
C’è però una terza via, ancora più conveniente: versare nel fondo pensione di categoria il minimo per ottenere il contributo del datore di lavoro e il resto versarlo nel fondo pensione aperto. In pratica si versano:
- 250 euro all’anno nel fondo di categoria obbligazionario (a cui contribuirà anche il datore di lavoro con altri 250 euro)
- 1550 euro all’anno nel fondo aperto azionario.
Così facendo – e premesso che le nostre ipotesi di rendimento siano ottenute – si massimizza il capitale finale, ottenendo 97000 euro, ben 15000 euro in più (o oltre 8 anni di contribuzioni) rispetto al versamento nel solo fondo di categoria e 8000 euro in più rispetto al versamento nel solo fondo aperto. Il grafico seguente riassume questi risultati.
Figura 1
Se volete investire in un comparto azionario e il vostro fondo di categoria non ve lo propone, valutate la convenienza di destinare il contributo minimo al fondo di categoria e il resto ad un fondo pensione aperto. Potrebbe rivelarsi una scelta molto conveniente.
Riccardo Stucchi, 30 gennaio 2020
Note:
(1) storicamente l’azionario nel lungo termine ha reso tra il 4 e il 7% al netto dell’inflazione, anche se oggi le condizioni di sovrapprezzo rendono questo obiettivo difficile.
Tutto giusto, ma credo sia necessario aggiungere che la scelta a monte di tutto, ovvero conferire il TFR, è una scelta irreversibile e personalmente tutto ciò che è irreversibile a me non piace e mi sentirei di sconsigliarlo.
Tutto bello, tutto giusto.
Manca però un dettaglio: una volta investiti questi soldi mese per mese e arrivati alla pensione, quale sarà il rendimento di questi versamenti?
Da una simulazione che avevo fatto a fronte di 100.000 euro di capitale verrebbe corrisposta una rendita annua di circa 4.000 euro, ovvero il 4% circa del totale. Non reversibile. Ovvero, in caso di premorienza prima dei 25 anni, la compagnia assicurativa alla quale viene versato il capitale per avere una rendita si terrebbe un bel gruzzolo (e 25 anni su una età pensionabile a oggi di più 67 anni fanno più di 92 anni: ovvero la certezza di andarci a rimettere). E tutto ciò senza considerare che chi si prende i 100.000 euro presumibilmente li investirà. Se riuscirà a farci più del 4% si terrà capitale e parte degli interessi e restituirà al pensionato le briciole.
Davvero un grande affare.
Non mi risulta che per le conversioni in rendita si applichino percentuali così basse (4%). I coefficienti di conversione in rendita sono calcolati sulla base dell’aspettativa di vita, quindi il risultato non può essere così sbilanciato come afferma lei. A conferma, se fa una simulazione qui ottiene percentuali tra il 5.3% e il 6.8% in funzione del tasso tecnico scelto (più è alto, più la rendita iniziale sarà alta ma crescerà meno nel tempo). Tali rendite sono iniziali, da rivalutare ogni anno con l’andamento del fondo.
Fondo Cometa (Metalmeccanici):
http://www.cometafondo.it/cms/doc/1026/la-mia-pensione(1).pdf
“NOTA BENE: I valori della posizione individuale e della rata di rendita sono riportati in termini reali e pertanto sono già al netto degli effetti dell’inflazione.” (cit.) (–> ovvero, ad esempio, tra 37 anni verranno restituite quelle cifre nette, che tra 40 anni varranno molto meno di oggi)
Es. con 88.794,15 euro di capitale vengono restituiti 3.991,95 euro/anno (al valore del 2057), circa il 4,5% del capitale. Non reversibili.
Per il primo punto, al netto dell’inflazione significa che gli effetti dell’inflazione sono stati rimossi. In altre parole le cifra che fisicamente verrà versata sarà superiore, ma i valori indicati nel documento sono a parità di potere di acquisto odierno.
Sul secondo punto credo che le cifre indicate nel documento facciano riferimento ad una base demografica (IP55) diversa da quella applicata effettivamente dal fondo (RG84), con la prima più sfavorevole della seconda. La base demografica IP55 è prescritta a tutti i fondi pensione dalla COVIP per il calcolo della stima della pensione futura. Quindi le rendite effettive del fondo cometa saranno più alte di quelle indicate nel prospetto.
Spero di essere stato chiaro.
L’assunto per cui i fondi chiusi offrono solo comparti troppo “sicuri” è a mio avviso errato. Cito ad esempio Fon.te, il fondo di categoria per il settore terziario, in cui è possibile scegliere il comparto “Dinamico”, con orizzonte temporale lungo ( > 15 anni), grado di rischio alto e quota di investimento in azionario del 60%, e che ha avuto negli ultimi 5 anni un rendimento medio superiore al 5%. Cometa, il fondo di categoria dei metalmeccanici, ha un comparto simile (“Crescita”), e così via.
Per investimento “azionario” si intende una quota di azioni di almeno il 90%. Esistono delle regole del pollice che indicano come quota azionaria ottimale 120 meno la propria età.
Non sono assolutamente d’accordo. Cito dal sito di Borsa Italiana:
“In particolare i fondi azionari si distinguono per il fatto che devono investire almeno il 70% del patrimonio in titoli azionari di diversa natura; il residuo 30% può essere costituito da titoli obbligazionari o da liquidità.”
Fonte: https://www.borsaitaliana.it/borsa/glossario/fondo-azionario.html
Infatti il fondo di Fon.te non è definito azionario ma è definito dinamico.
Inoltre parliamo dei costi:
I costi delle commissioni di gestione dei fondi aperti oscillano tra il 0,55 e il 2,31%, mentre i chiusi vanno da un 0,08 a 0,50% (inteso come ISC a 35 anni).
Fonte: http://www.covip.it/isc_dinamico/
E finiamo con i rendimenti (parlo di Fon.te perchè è il mio fondo di categoria):
2015 2016 2017 2018 2019
5,36% 3,92% 6,71% -3,11% 12,79%
La gestione è di Eurizon Capital SGR S.p.A. e ANIMA sgr S.p.A.
Fonte: https://www.fondofonte.it/i-comparti-di-investimento/#dinamico
Ah, la regola del pollice. Me ne parlava giusto peppino ieri dal fruttivendolo.
Il punto dell’articolo è proprio questo. Se uno volesse investire in qualcosa di più azionario con il fondo Fon.te non può perché al massimo la linea dinamica offre 60% azioni e 40% obbligazioni. Nell’articolo linkato nel testo abbiamo mostrato cosa significa, in termini di mancati guadagni, investire in un comparto troppo “sicuro”. Se è interessato a degli investimenti in prodotti agricoli può dare un’occhiata qui: https://it.investing.com/commodities/orange-juice
Buongiorno, post interessante e altrettanto il blog.
Avrei una domanda probabilmente stupida: come faccio a “versare nel fondo pensione di categoria il minimo per ottenere il contributo del datore di lavoro e il resto versarlo nel fondo pensione aperto”? Mi spiego: optando per l’adesione ad un fondo pensione e comunicandolo all’azienda non sarà la stessa azienda a provvedere direttamente al versamento del tfr e dell’eventuale maggior contributo direttamente al fondo. Sbaglio forse?
E’ possibile procedere in altro modo per, come suggerito, versare una parte nel fondo chiuso e una parte in quello aperto?
Grazie
Grazie per i complimenti e per dedicare del tempo al nostro blog. Quando si aderisce ad un fondo chiuso l’azienda versa il TFR e una percentuale della retribuzione nel fondo. La percentuale da versare nel fondo può essere scelta liberamente dal lavoratore. Al di sopra di una soglia minima, il lavoratore avrà diritto anche al contributo aggiuntivo del datore di lavoro. Ad esempio, per il fondo Cometa la quota minima è l’1.2% della retribuzione lorda (in quel caso il datore di lavoro verserà il 2%). Per quanto riguarda la parte da versare in un fondo aperto, se ne dovrebbe occupare lei, cercando il fondo adatto (occhio ai costi!) e versandoci i soldi. Spero di aver chiarito il punto.