Nelle scorse settimane la nostra sanità si è accorta di un insolito numero di casi di polmonite e ha subito eseguito il test che ha evidenziato l’arrivo in Italia del virus cinese.
Quindi, avendo dato l’allarme (speriamo) in tempo utile, si sono circoscritte le aree del paese da mettere in quarantena. 
Purtroppo però è scattata la prima operazione di inversione della realtà. Invece di ritenere l’Italia un paese più sicuro di altri in quanto il virus è stato individuato ed isolato con radicali interventi di quarantena e di prevenzione, l’Italia è diventato il paese più pericoloso dopo la Cina. 
Disdette di viaggi turistici, disdette di prodotti importati Made in Italy. Blocco dei voli.
Come se negli altri paesi il virus non fosse già arrivato. Perché non credo sia possibile che sia sbarcato “solo” in Italia. Infatti, in questi giorni cominciano ad emergere casi diffusi in tutto il mondo.
Nelle prossime settimane vedremo se effettivamente siamo davvero gli unici infettati o se invece siamo stati più bravi degli altri paesi nell’individuare il virus diventando vittime di un sistema dell’informazione malato.
Già, informazione malata. 
Il Presidente della Regione Lombardia ha saputo che una sua stretta collaboratrice è risultata positiva al virus, quindi si è subito messo in quarantena e in diretta televisiva ha indossato la mascherina. Ha fatto quello che i virologi avevano consigliato di fare.
Ma nel mondo capovolto questa azione di prevenzione è stata interpretata come un segnale di massimo allarme. Peste nera.
Avrebbe potuto invece essere interpretato come un segnale rassicurante. Potete continuare a fare la vita di sempre a patto che adottiate alcune misure di prevenzione. Lavatevi le mani, tenete una distanza di sicurezza dalle persone, mettetevi la mascherina e il virus non passerà.
Invece è scattata un’altra inversione della realtà e il Presidente della Regione Lombardia è stato crocefisso. Ha amplificato l’immagine di un’Italia come paese infetto.
Dopo questo equivoco il sistema dell’informazione ha iniziato a domandarsi cosa correggere nei messaggi quotidiani. 
Per esempio, si è iniziato a dire che l’80% degli infettati risolve la malattia come una normale influenza. Che muoiono solo le persone già deboli, fragili come muoiono ogni anno per la normale influenza stagionale.
Così l’informazione ha cominciato ad insistere sul vero problema di questo nuovo virus. Cioè che è molto aggressivo e provoca gravi polmoniti che richiedono il ricovero in ospedale in terapia intensiva. Ma non abbiamo un sufficiente numero di posti letto in terapia intensiva per un’epidemia di massa. Quindi occorre ad ogni costo “rallentare” la diffusione del virus.
Sembrava che il sistema informativo cominciasse a mettere in ordine costruttivo tutte le informazioni che ci aiuteranno a vincere questa guerra ma poi…. trac la malattia dell’inversione della realtà ha di nuovo preso il sopravvento.
Il titolo del settimanale L’Espresso di Domenica 1° marzo recita: ‘Sanità Distrutta, Nazione Infetta.’
Questo ed altri giornali hanno iniziato ad attaccare la nostra Sanità sostenendo che anni di “tagli” l’hanno messa in ginocchio. Si sono tagliati 70.000 posti letto.
Ma come, non avevamo una Sanità tra le prime al mondo?
Ma come, non era proprio perché avevamo una buona Sanità che ci siamo accorti prima di altri della circolazione del virus?
Ma i posti letto sono stati tagliati!
Ma non è proprio vero il contrario? Cioè che i posti letto sono stati soppressi perché il tempo della ospedalizzazione dei malati è stata ridotta dalle nuove tecniche chirurgiche, dagli interventi in Day Hospital, dalle cure domiciliari, dalla diffusione dei poliambulatori, dall’utilizzo di nuovi farmaci, dalla prevenzione diffusa delle malattie?
Cioè la riduzione dei posti letto non è sintomo di cattiva sanità ma è esattamente l’opposto. Cioè ci sono meno posti letto perché la Sanità funziona meglio.
Come altrimenti spiegare il continuo innalzamento delle aspettative di vita con una Sanità Distrutta come dice L’Espresso?
Siamo tra i paesi al mondo con la vita media più lunga e con la mortalità infantile più bassa. Numeri che confermano la buona salute del nostro sistema sanitario.
Però qualcuno ha iniziato a rimettere in discussione il decentramento della Sanità alle Regioni. Qualcuno si è spinto oltre chiamando in causa addirittura l’Europa.
Il Coronavirus spaventa, ma spaventa di più questa enorme confusione dove anche le cose giuste diventano sbagliate, dove le affermazioni vengono capovolte nel giro di poche ore, dove chiedi di chiudere le frontiere e poi ti stupisci se gli altri chiudono le loro frontiere a noi italiani.
L’immagine che ho dell’Italia non è di un paese infetto ma di un paese in confusione totale, senza leader politici in grado di prendere le redini e guidarci fuori da questa bufera. Eppure è lo stesso paese che quarant’anni fa era riuscito a sconfiggere il terrorismo, una crisi energetica senza precedenti, una caduta occupazionale mostruosa e un’inflazione da terzo mondo.
Mi direte che erano altri tempi e altre personalità politiche, ma credo che le personalità politiche o gli eroi non esistono per DNA ma sono le circostanze che producono grandi scelte e grandi personaggi.
Quindi resto in attesa sperando che questo nostro tempo contemporaneo non riproduca un Mussolini ma un De Gasperi.
Ciao a tutti.
Roberto

Roberto Toninello, 3 marzo 2020

Cover: Wir Daheim, 1996, by Georg Baselitz, https://curiator.com/art/georg-baselitz/wir-daheim