Molti ne hanno già usufruito, hanno fatto bene?


È stato da poco introdotto il riscatto agevolato degli anni di laurea. In pratica, pagando circa 5000 euro è possibile convertire un anno di studi universitari in un anno contributivo (fino ad un massimo di 5 anni; una recente circolare dell’INPS ha ampliato la platea di chi può usufruire dell’agevolazione). Per chi volesse maggiori dettagli, il post ha scritto un articolo molto dettagliato sull’argomento.

Qui vorremmo fare qualche considerazione sul fatto se convenga o meno usufruire dell’agevolazione. Cosa si “compra” pagando circa 5000 euro per ogni anno riscattato? Prima di tutto si acquisiscono anni di contribuzione. Visto che i criteri attuali di pensionamento dipendono anche dagli anni di contribuzione (pensione anticipata), acquisirne potrebbe permettere di andare in pensione prima. Il condizionale però è d’obbligo: l’effettivo beneficio dipende dalla situazione contributiva del lavoratore ma anche da una modifica dei criteri di pensionamento (ad esempio stabilendo come unico criterio l’età del lavoratore) che potrebbe annullare tutti i benefici. Occhio a fare i conti senza l’oste, quindi.

Dal punto di vista prettamente economico il riscatto degli anni di laurea nasconde ulteriori insidie; per valutarle bisogna prima capire come funziona il sistema pensionistico italiano.

In via molto semplificata, da quando è stato introdotto il sistema contributivo la pensione dipende da quanti contributi si sono versati durante la carriera lavorativa. I contributi vanno ad accumularsi nel cosiddetto montante contributivo fino al momento del pensionamento. Qui viene la parte complicata. Il montante non è come un salvadanaio in cui vengono semplicemente accantonati i contributi (e ci mancherebbe, altrimenti i contributi verrebbero erosi dall’inflazione). Il montante è più simile ad un conto deposito in cui i contributi vengono versati e rivalutati ogni anno con un tasso di interesse che è pari, per legge, all’aumento nominale (cioè inflazione inclusa) del PIL italiano.

Riscattando gli anni di laurea non si fa altro che aggiungere al proprio montante 5000 euro per ogni anno riscattato. In altre parole, è come se si investisse questo capitale in un fondo che replica l’andamento del PIL italiano, che ultimamente ha dato poche soddisfazioni piazzandosi regolarmente agli ultimi posti nell’eurozona, con tassi di crescita tra lo 0% e 1% (qui avevamo mostrato gli effetti sulle pensioni della bassa crescita del PIL italiano). In caso di crescita negativa del PIL, come ci si aspetta per quest’anno a causa degli effetti del coronavirus, il montante potrebbe subire anche una riduzione. Fino ad oggi una crescita negativa del PIL nominale si è verificata una sola volta, nel 2015, e con un Decreto Legge si è stabilito che il montante fosse mantenuto invariato. 

Dal punto di vista economico, quindi, scegliere di riscattare gli anni di laurea vuol dire scommettere sulla ripresa economica italiana, con discutibili probabilità di vittoria, viste le condizioni attuali. Chi dispone di un orizzonte temporale medio-lungo può fare altre scommesse, con probabilità di vittoria superiori, e godere di rendimenti più alti.

Il riscatto agevolato può quindi essere vantaggioso per chi è prossimo alla pensione, potendo contare su criteri di pensionamento ragionevolmente certi e potendo usufruire di una forma di investimento che seppur a rendimento minimo può essere allettante nel breve termine, nelle condizioni attuali del mercato. Ai giovani, invece, probabilmente conviene aspettare: le regole potrebbero cambiare e nel frattempo si può investire il capitale a rendimenti maggiori.

Riccardo Stucchi, 4 giugno 2020

Cover: https://www.ilfoglio.it/cultura/2015/09/10/news/no-luniversita-non-e-per-tutti-87363/amp/