Premio Nobel e Draghi
di Roberto Toninello
All’annuale meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha parlato Mario Draghi.
Ci ha raccontato in modo pedagogico le solite cose che dovremmo oramai aver imparato a memoria, come le tabelline alle elementari.
Il debito è buono o cattivo a seconda delle sue finalità.
Se ti indebiti per un investimento produttivo troverai facilmente chi ti presta i soldi perché quell’investimento favorirà una crescita economica che lo ripagherà.
Se invece ti indebiti per spese improduttive, tipo aumentare il numero dei pensionati, difficilmente troverai chi ti presta il denaro perché quei denari svaniranno nel nulla e certamente non avrai aumentato le tue capacità di produrre nuovo reddito e restituire il prestito.
Così il debito buono gode di tassi di interesse bassi e produce benessere, mentre il debito cattivo produce tassi di interesse alti e aumenta le difficoltà del debitore.
La cosa che mi ha colpito dopo che Draghi ha parlato è stata l’attenzione mediatica al suo intervento.
Ho pensato che siamo davvero messi male se la solita lezioncina di Draghi è diventata per la nostra stampa un trattato degno di un Nobel in Economia Politica.
E infatti siamo messi davvero male.
Nella politica italiana abbiamo una destra che è maggioranza nel paese e che con molte probabilità vincerà le prossime elezioni politiche con un programma che riassumo così: aumentare la spesa pensionistica anticipando l’età pensionabile, aumentare la spesa per la sanità, aumentare la spesa per la scuola, aumentare la spesa per le forze dell’ordine e contemporaneamente ridurre a tutti e in modo consistente le tasse.
Fantastico.
Gonfiare la spesa dello Stato (pensioni scuola sanità e sicurezza cubano quasi l’intero bilancio dello Stato) e contemporaneamente ridurre le tasse che alimentano quella spesa è un capolavoro di populismo ma anche di stupidità economica.
Dove prenderemo i soldi?
A debito. Anzi meglio. La Banca Centrale Europea dovrà darceli “a gratis” stampando moneta. Pagheremo le pensioni coi soldi del monopoli.
Infatti già lo scorso anno questi abili economisti si erano inventati i MiniBot!
Capisco che rispetto a questa destra Draghi con la sua lezioncina buona per le scuole elementari sia candidabile al Nobel.
Poi abbiamo la Sinistra. Minoranza nel paese che arranca per spostare quanto più possibile in avanti la data del voto.
Il suo progetto economico è (lo spazio vuoto che ho lasciato potete riempirlo a vostro piacimento).
La Sinistra parla di investimenti sulla tutela dell’ambiente, energia verde, scuola formazione, ferrovie.
Apparentemente la Sinistra ha moltissime idee per l’Italia. Anche idee buone.
Ma poi ti chiedi e allora cosa aspettiamo a realizzarle?
Così ti accorgi che la ferrovia Torino Lione è stata pensata alla fine degli anni 80, lo studio di impatto ambientale fu fatto nel 92 e il completamento dell’opera sarà nel…. Non so che data metterci. Io direi oltre il 2030 e voi?
A Bologna la Società Autostrade ha messo a disposizione da oltre dieci anni i soldi per un investimento per risolvere la strozzatura autostradale e l’allargamento della tangenziale. I soldi ci sono ma non riusciamo a spenderli. La discussione su come modificare quell’opera pubblica prosegue ininterrottamente dal 1984. Forse siamo alla sua conclusione, ma da oltre dieci anni i soldi ci sono e i cantieri ancora no.
Poi imparo di ponti bloccati perché interferiscono con il volo degli uccelli, di pale eoliche da collocare in mezzo al mare bloccate perché deturpano il paesaggio.
Al governo di questo paese c’è il partito del NO TAV e NO TAP o più semplicemente del NO ad ogni investimento pubblico. E questo partito del NO a tutto dovrebbe anche essere quello che spenderà i 209 miliardi di Euro che l’Europa ci mette a disposizione per uscire dalla buca di bassa crescita economica che registriamo dal 1992.
Siamo davvero messi male.
Sembra che il tempo che intercorre tra la decisione di spesa e l’apertura del cantiere sia mediamente di cinque anni. Colpa del codice degli appalti infarcito di cavilli antimafia, cavilli anticorruzione, conflitto di interessi, tangenti, concussione. Colpa dei ricorsi al TAR per ogni piccola anomalia riscontrata nell’aggiudicazione della gara. Anomalia che immancabilmente ci sarà in un sistema legislativo contraddittorio, confuso, roba buona solo per gli azzeccagarbugli di manzoniana memoria non buono per realizzare ponti, porti, ferrovie, strade o ricostruzioni dopo terremoti.
Poi ci sono gli immancabili conflitti tra i poteri dello Stato, Comuni, Regioni in nome della Democrazia e rappresentanza dei territori.
Poi ci sono le Sovraintendenze alle Belle Arti. Poi ci sono i Comitati dei Cittadini, poi ci sono i vari Legambiente, il WWF, le associazioni a tutela dell’orso, del lupo, del fagiano, delle cicogne e delle anatre.
Poi c’è la giustizia. Lenta. Affogata da milioni di cause. Inutili. Che non verranno mai concluse.
E questo governo fatto da un partito giustizialista che vede la corruzione anche dove non c’è, alleato di ogni Comitatino di cittadini che vogliono impedire la realizzazione di un’opera pubblica e da un altro partito che da anni promette la riforma della giustizia senza mai partorire il nuovo schema di funzionamento della macchina delle Procure e dei processi, questo governo dovrebbe risolvere tutti questi nodi nei prossimi sei mesi.
Ma va là.
Quindi sarà molto difficile spendere in modo “produttivo” tutti quei miliardi, mentre sarà molto più facile alimentare la spesa cattiva, pensioni, assunzioni nella Pubblica Amministrazione, riduzione delle tasse.
Siamo davvero messi male. E Mario Draghi con la sua lezioncina di economia politica può ben sperare che gli sia assegnato il Nobel in Economia.
Ciao a tutti.
Roberto
Roberto Toninello, 23 agosto 2020
Cover: Jan Van Eyck, ‘The Last Judgment’, ca. 1440–1441, https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-11-nightmarish-depictions-hell-art-history
Tristemente vero!
Certo, ci sono tutti questi movimenti di opinione: i NO TAV, i NO TAP, i Comitati cittadini, Legambiente, il WWF. Tante identità accomunate dal NO, ma anche molto diverse fra loro, diverse per forza, convinzioni, capacità di incidere sulla realtà, rapporti col potere costituito.
Difficile combatterli tutti insieme e, probabilmente, dispersivo e inutile.
Senza tener conto che in uno stato democratico solido, il dissenso di questo tipo di minoranze, non può rappresentare davvero una minaccia alla propria efficienza. Anzi: in uno stato democratico solido, possono aiutare a migliorare, ad aggiustare il tiro su determinati temi.
Il problema non sono questi movimenti di opinione. Il problema non è all’esterno dello Stato, ma è al suo interno. Il WWF, poverino, è niente, rispetto al potere di interdizione esercitato dell’inefficienza della macchina statuale. A questo proposito basta vedere le tristissime sorti dei “decreti semplificazione”o i famosi “decreti attuativi”, che sembrano piuttosto, per inconcludenza, “decreti ostativi” .Il Covid ha mostrato come mai prima, che cosa c’è di mezzo: fra la decisione e l’esecuzione.
Non è un’ inefficienza organizzata a mo’ di sabotaggio, presumibilmente, ma piuttosto una galassia disordinata, parcellizzata, di interessi politici, di ritardi culturali, di consuetudini istituzionali, di confusioni normative in grado di bloccare il normale procedere della linea decisionale dentro le istituzioni, anche nei rari casi in cui decisioni vengano prese.
Certo, per aggredire il problema in questi suoi gangli vitali, ci vorrebbe una convinzione, un’energia, un’intelligenza politiche delle quali, purtroppo, non c’é traccia. Io non sono affatto d’accordo con chi dice che “sono tutti uguali” e penso che ci siano differenze fondamentali tra la Destra e la Sinistra e che ancora ci compete assumerci la responsabilità di una scelta.
Ma certo, si capisce anche come molti accomunino tutti nella stessa condanna. Se questo accade è perché colgono quanto tutti si sono seduti sul presente. Invece di modellarlo, le forze politiche di ogni tendenza, ci si sono accomodate sopra, allo scopo di trarne qualche immediato vantaggio. Hanno rinunciato a ogni progettualità per il futuro.
Forse per questo, il discorso di Draghi ha fatto tanto scalpore. Perlomeno, per quanto note e scontate, fissava delle priorità enumerandole in modo ordinato, spiegandole alla luce di un ragionamento. Una lezioncina, appunto. Questo, evidentemente,oggi, desta un certo favorevole stupore. Oggi, del resto, chi più si abbassa a spiegare? Chi si sottrae alla tentazione di dare per scontato e per indiscutibile quello che si pensa e che si dice?
Siamo messi così male, dunque! Eppure qualcosa di imprevedibile può sempre accadere. In peggio, ma anche in meglio. Potrebbe essere un fervorino conclusivo, questo. Ma se il Covid qualcosa ha messo in luce, è proprio che non siamo in grado di prevedere tutto e che pur partendo da premesse quasi disperanti c’è spazio talvolta anche per la capacità di dare, pur tra mille contraddizioni, risposte che poi s rivelano adeguate. Fra la sorpresa dei più.